mercoledì 30 ottobre 2013

Congresso Pd. La relazione del segretario Alessandro De Nitto


Congresso Pd. La relazione del segretario Alessandro De Nitto
Giuseppe Messe

Ieri sera nell’auditorium dedicato ad Angelo Greco ed Ernesto De Francesco, sede dell’associazione Di Vittorio, ha avuto inizio il congresso del Partito Democratico. I lavori proseguiranno oggi pomeriggio con inizio alle ore 16.00. Di seguito riportiamo la relazione politica del segretario politico uscente, Alessandro De Nitto, 31 anni, unico candidato alla segreteria. De Nitto che oggi sarà riconfermato alla guida del Pd mesagnese, lunedì prossimo, con inizio alle ore 18.00, parteciperà alla diretta streaming “Un caffè con …” negli studi di Lab Creation intervistato dai giornalisti Giuseppe Messe e Tranquillino Cavallo.


UN’ALTRA POLITICA E’ POSSIBILE


Il Congresso rappresenta una delle occasioni più importanti per il nostro partito: un momento di vera celebrazione della politica attraverso il dialogo e il confronto, e ancor più una finestra all’interno della quale costruire insieme l’indirizzo dell’azione politica dei dirigenti e degli amministratori di circolo, contribuendo così a (ri)definire la nostra identità.


Senza dubbio abbiamo vissuto una stagione politicamente complessa, all’interno e al di fuori del partito, al punto che le nostre difficoltà si sono inevitabilmente riversate anche sull’operato dell’amministrazione, divenuto meno efficace rispetto alle potenzialità che possiamo e sappiamo esprimere. In questo percorso avremo bisogno di una collaborazione reciproca, che troppe volte è mancata. Resta vero, però, che in merito agli allarmi alla corsa al tesseramento massivo, i relativi ricorsi e le costanti divisioni cui abbiamo generalmente assistito negli ultimi giorni – sottraendo tempo ed energie alla proposta e alle idee politiche – va detto che noi abbiamo cercato di inviare un segnale diverso e siamo qui, insieme, per iniziare un percorso congressuale che ci auguriamo possa dar vita ad una nuova e positiva fase.


Il momento è ora determinante e come dirigenti del primo partito avvertiamo la necessità, il desiderio e il dovere di fare uno sforzo per ritrovare unità di intenti e impegnarci a dare un contributo più incisivo alla nostra città. Vogliamo tornare a fare politica, riprendendo in mano i contenuti dei programmi, e vogliamo iniziare questo percorso anche insieme alle energie nuove che negli ultimi tempi si sono a noi avvicinate. Il PD può e deve tornare ad essere un punto di riferimento forte e tutti insieme ci impegneremo perché accada.


Per questo abbiamo immaginato un partito aperto alla partecipazione di tutte e tutti coloro che, secondo le forme che riterranno più opportune, vorranno dare il proprio contributo, un partito che non appartiene quindi solo ad iscritti e dirigenti. E’ necessario, infatti, riprendere il dialogo con i cittadini, ristabilire un contatto con pezzi importanti della società civile che nel tempo abbiamo rischiato di perdere di vista, con le associazioni, i sindacati, l’ambiente cattolico. E’ necessario, soprattutto, tornare a parlare ai giovani e dar loro l’opportunità di avvicinarsi al partito e alla politica, perché gli stessi costituiscono una risorsa per il partito, mantenendone intatte autonomia e libertà di pensiero e scelta: a questo proposito, ci auguriamo di poter mettere quanto prima a disposizione dell’organizzazione giovanile uno spazio riservato esclusivamente a loro. Allo stesso modo è necessario intercettare quelle energie che mal volentieri si rispecchiano nelle vecchie logiche di partito, spesso logore, ma hanno invece voglia di partecipare alla vita democratica della nostra città.


E’ dunque tempo di un partito rinnovato nel gruppo dirigente, nelle forme di comunicazione, nell’organizzazione, nella formazione di liste che dovranno dare il giusto spazio a donne e giovani al merito e alla competenza dei cittadini, nell’assegnazione di incarichi istituzionali che non possono essere ricoperti ad infinitum dalle stesse persone. Di qui la necessità di organizzare più assemblee e iniziative pubbliche, abbandonando l’atteggiamento di chi vuole trincerarsi in segreterie che finiscono per rappresentare solo se stesse e assumendo, invece, decisioni in maniera partecipata – e non sulla base dei criteri personalissimi di pochi – perché così ci viene richiesto a più voci, ormai da tempo. Va finalmente condivisa l’agenda politica del partito e intensificato il confronto con i cittadini nei momenti di stesura dei programmi elettorali, rendendoli protagosti in prima linea: riteniamo, quindi, le primarie uno strumento concreto e irrinunciabile di partecipazione democratica e civile per la scelta dei candidati, che permette ai cittadini di esprimersi direttamente su scelte che interessano la vita di tutti.


E’ necessario che la politica torni a ruotare attorno a temi quale il lavoro e l’uguaglianza sociale perché lo richiede la gente e lo impone il drammatico momento di crisi che viviamo, restituendo d’altra parte centralità a questioni fondamentali per il nostro territorio quali l’agricoltura, l’ambiente e il turismo. E’ altresì vitale rilanciare l’azione amministrativa e riprendere, ovvero intensificare il dialogo con gli alleati, garantendo stabilità di governo: riteniamo, infatti, che pur non escludendo future aperture a forze moderate, sia anzitutto importante salvaguardare l’alleanza di centrosinistra esistente. E’ altrettanto importante rafforzare e migliorare la collaborazione tra amministratori e classe dirigente affinché i primi possano rappresentare, nell’azione amministrativa, scelte collegiali e i secondi  supportare e promuovere l’operato degli amministratori.


In questa prospettiva, ci siamo posti degli obiettivi programmatici che intendono essere il punto di partenza per una Città che vuole difendere il bene comune:


             La legalità è una cosa nostra.


La democrazia affonda le proprie radici sull’esistenza di una comunità di donne e uomini capaci di darsi regole comuni e che scelgono di condividere il proprio destino. La legalità per il Partito Democratico non è e non sarà una bandiera da sollevare in campagna elettorale, la legalità non è per noi un concetto astratto da riempire di parole vuote, né un tema su cui organizzare convegni e conferenze stampa.


La legalità ed il rispetto delle regole sono e continueranno ad essere, con più forza e convinzione, due principi cardine del nostro agire. Siamo consapevoli che solo se saremo capaci, assieme agli altri cittadini, di affermare lo stato di diritto, la potremo smettere di essere considerati terra di mafia.


Vogliamo con forza che Mesagne torni ad essere l’avamposto dell’Antimafia sociale, che sia un punto di riferimento per i comuni limitrofi, vogliamo che la nostra comunità torni a dimostrare che i cittadini onesti, quelli che non impugnano le armi, che promuovono la vita e non la morte possono piegare e sconfiggere i criminali.


Il nostro partito dedicherà energia e spazio all’affermazione dello stato di diritto. La nostra comunità combatte quotidianamente la propria battaglia personale per rispetto delle regole, ognuno di noi ne è responsabile come singolo individuo. Ognuno di noi con le proprie azioni e le proprie scelte individuali può condizionare il nostro vivere comune, ognuno di noi può  contribuire, con i propri comportamenti e rinunciando alla connivenza omertosa, alla sconfitta della criminalità organizzata e al riscatto sociale della nostra Città.


La nostra storia recente dimostra come le indagini delle Procure ed il presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine siano elementi indispensabili ma insufficienti a sconfiggere la criminalità organizzata. Il racket, gli omicidi, il caporalato, gli abusi di potere ad ogni livello sono elementi che condizionano il nostro stare assieme, non bastano gli arresti se non si è in grado di scardinare la cultura che vede trionfare sempre il più forte e in cui la violenza e la sopraffazione la fanno da padrone.


Per smantellare la cultura di morte che si annida nel nostro territorio e che sporca il nostro stare assieme, alcuni dei punti che caratterizzeranno la nostra azione politica saranno:


•             l’educazione e la formazione delle giovani generazioni: non solo favorendo i percorsi di legalità all’interno delle scuole, ma continuando a promuovere e valorizzando ancora di più tutte le realtà associative ed aggregative che, favorendo la partecipazione dei minori, riducano le possibilità che questi finiscano vittime del crimine organizzato;


•             la partecipazione attiva delle fasce più disagiate della popolazione alla vita di Mesagne: per sconfiggere la criminalità occorre favorire l’inclusione sociale puntando su politiche attive che favoriscano la formazione continua, aumentino la partecipazione al lavoro ed evitino che chi ha meno resti indietro;


•             il rilancio dell’economia locale, condizione necessaria e non più rimandabile. Crediamo, infatti, che il riacutizzarsi delle attività criminali sia strettamente connesso all’aumento del disagio sociale e che su quest’ultimo si debbano promuovere politiche incisive.


Crediamo che il ruolo del partito sia quello di guidare e accompagnare la Città in questa battaglia di civiltà. Per questo motivo il PD chiederà all’Amministrazione di costituirsi parte civile in tutti i processi in corso e che si apriranno per fatti di mafia e per tutti quelli episodi riconducibili alla criminalità organizzata.


Gli amministratori del PD, le elette e gli eletti, i candidati ed il gruppo dirigente del Partito dovranno essere sempre persone dalla specchiata onestà, incensurati, capaci di esercitare il potere amministrativo nel pieno rispetto delle regole  e di tutelare gli interessi della collettività.


L’equazione tra architettura sociale e urbana.


Il nostro partito vuole mirare al centro…storico della città. Alcuni lo definiscono il centro commerciale naturale, in regioni come l’Umbria si investe per formare figure quali il “Town center manager”, un professionista in grado di elaborare idee per la promozione e valorizzazione della “città vecchia”. È certamente fuori discussione che i centri storici, per i Comuni che hanno la fortuna di disporne, se ben gestiti, possano rappresentare il salvadanaio di una città.


•             Il primo passo è l’aspetto esteriore che comprende l’ordine e il decoro degli spazi pubblici, oltre alla ristrutturazione di tutti gli immobili, anche di quelli di proprietà dell’Amministrazione. A tal proposito, è necessario non solo intercettare finanziamenti e incentivi di diversa natura da confluire in questa direzione, ma anche destinare le risorse propriamente comunali ad interventi di riqualificazione del centro storico della città, posto che queste stesse risorse – in linea con politiche oculate e ben strutturate – rappresentano un investimento con un elevato potenziale di rendimento, anche ma non necessariamente economico.


•             Il secondo passo è una politica mirata alla valorizzazione delle proprie risorse artistiche e monumentali. Un’efficace campagna di marketing del patrimonio culturale, tangibile e intangibile, di una città, che faccia leva sulla sinergia tra attività commerciali e turistiche della zona e Amministrazione Pubblica, accompagnate da una accessibilità agli spazi pubblici in linea con servizi di accoglienza adeguati, può determinare dei ritorni in termini di potenziale turistico della città certamente interessanti.


•             Il terzo passo è incentivare gli investimenti di carattere commerciale nel centro storico. L’abbattimento dei costi di gestione e agevolazioni fiscali per i cittadini under 35 che decidono di investire in attività commerciali nel centro storico, così come l’organizzazione di un calendario di eventi artistico-culturali nella stagione estiva ed invernale sono solo alcuni degli strumenti che favoriscono l’aumento dei flussi turistici verso il centro storico e la città tutta. La viabilità diventa, dunque, un elemento centrale della politica di riqualificazione delle aree urbane del centro cittadino: è necessario, a tal proposito, organizzare, in particolare in estate e dalle ore pomeridiane sino a quelle notturne, delle aree parcheggio lontane dal centro storico e predisporre un sistema di navette che svolgano un servizio di trasporto, ad un prezzo contenuto, per chi si reca in città.


•             Ultimo, ma non per importanza, risulta l’intervento mirato alla chiusura integrale del centro storico alle vetture dei non residenti. Il centro storico deve potersi presentare come una vasta area pedonale e ciclabile in cui i bambini possano circolare con sicurezza e i turisti possano godere delle bellezze architettoniche della città, senza timore alcuno, tantomeno di respirare smog ad altezza di piatto.


Consapevoli  della complessità, in termini di risorse economiche e di tempo da investire per far fronte a quest’impegno, siamo certi che tra le nostre priorità debba esserci l’opportunità che Mesagne diventi realmente una smart city: per questo, intendiamo puntare sia alla riscoperta dei patrimoni storici intimamente connessi allo sviluppo turistico, sia alla tutela dell’ambiente e alla sostenibilità di un progetto di riqualificazione delle aree urbane della città.


Del resto, esiste un centro se esiste una periferia. Spesso le nostre città sono organizzate in singoli ed indipendenti agglomerati di abitazioni che prendono il nome di quartieri. A volte, a causa delle obsolete impostazioni dei vecchi piani regolatori o di certa cecità politica nella gestione degli spazi, questi quartieri sorgono in zone isolate e poco collegate con il centro, assumendo le caratteristiche proprie delle aree marginali e aderendo a quello che nell’immaginario comune risponde al concetto di “periferia”: uno spazio in cui non di rado si assiste a degrado urbano e architettonico, quasi totale assenza di attività commerciali e servizi pubblici, sociali, educativi e sportivi. Tuttavia, periferia non può essere sinonimo di abbandono: al contrario, tra le nostre priorità rientra certamente quella della rigenerazione delle periferie urbane.


Una politica più attenta alle nuove forme di sviluppo e alle esigenze abitative può migliorare le nostre città con una giusta diluizione dei servizi. Uno dei tanti vantaggi delle periferie è che spesso queste dispongono di grandi spazi, dunque è necessario puntare sulla loro valorizzazione anche sotto il profilo ambientale. Rivalutare le aree verdi; concentrarvi i nuovi progetti di impianti sportivi; ricollocare strutture pubbliche; migliorare la circolazione, la viabilità e i collegamenti; predisporre un più adeguato servizio di illuminazione pubblica delle zone periferiche significa permettere che queste diventino spazi sostenibili, se non addirittura apripista di un percorso di miglioramento della qualità della vita cittadina.


Tutto questo, però, non può prescindere da una obbligata forma di partecipazione dei cittadini alla riqualificazione degli ambienti urbani che essi stessi vivono quotidianamente. Indispensabili diventano, dunque, i comitati di quartiere e ogni altra forma di partecipazione attiva dei cittadini finalizzata al confronto e al bilanciamento tra esigenze di vita concrete ed esigenze amministrative, al fine ultimo di migliorare la qualità della vita dei cittadini residenti in periferia e aumentare i livelli di vivibilità della città, con ritorni in termini di sviluppo economico e di sicurezza.


             Il rilancio dell’agricoltura


Da sempre l’economia mesagnese poggia sul settore agricolo. Da tempo, però, per una serie di fattori, l’agricoltura versa in stato comatoso, facendoci assistere a fenomeni quantomeno controversi, primo fra  tutti quello del fotovoltaico selvaggio, rendendo evidente a tutti come anche una risorsa quale l’energia pulita, se piegata a logiche di mero business, può diventare un problema per il territorio e la sua economia. Noi riteniamo, però, che non tutto sia perduto e che si possa strutturare un progetto a medio-lungo termine per tentare di rilanciare la nostra agricoltura.


Bisognerebbe fare i conti con quello che già c’è, partendo dalle risorse agricole esistenti per proteggerle e rafforzarle: a tal proposito, guardiamo con entusiasmo alla proposta di Coldiretti “Campagna Amica” che mirava a costituire, come in effetti ha fatto, un mercato del contadino a km 0 in cui i prezzi erano inferiori del 30% rispetto a quelli segnalati dal servizio SMS Consumatori del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. L’iniziativa, accolta di buon grado dall’Amministrazione comunale e dall’assessore responsabile, aveva il nobile scopo di consentire la riscoperta dei prodotti locali, contribuire alla divulgazione della cultura contadina salvaguardando, al contempo, il potere d’acquisto del consumatore e la sopravvivenza delle imprese agricole della zona. Per queste ragioni, intendiamo far riferimento a tale iniziativa per integrarla, promuoverla e valorizzarla, collaborando con gli assessorati di riferimento e gli operatori del settore.


La proposta è articolata in più fasi e consiste nella costituzione di un’area destinata a un mercato a km 0 che vedrà presenti tutti i coltivatori locali, previo censimento degli stessi. Lo sforzo sarà quello di ottenere uno spazio quotidiano o tri-settimanale gratuito, per i coltivatori locali, all’interno dell’Ipermercato Auchan al fine di sfruttarne l’indotto e contribuire all’abbattimento, seppur parziale, dei costi di gestione. Sarà, inoltre, indetto un concorso di idee per creare un marchio identificativo dei prodotti locali mesagnesi ed in seguito sarà promossa una campagna di marketing partecipando a fiere, mercati ed eventi, utilizzando ogni altro mezzo utile alla sua promozione e visibilità.


•             POLITICHE DI GENERE O IL GENERE NELLA POLITICA?


La domanda sorge spontanea.  Nell’atto del decidere politico, il decisore dovrebbe avere uno sguardo sulla realtà, sulla visione del futuro e programmazione dello sviluppo, doppio, femminile e maschile.  La categoria di genere è una categoria complessa. Parlare di genere non è sinonimo di donne ma è una costruzione socio- culturale e si presenta tra le più importanti perché parla di una storia relazionale tra uomini e donne. Fare politiche di genere significa: pensare e fare duale, ossia integrare sistematicamente  situazioni, priorità e bisogni rispettivi degli uomini e delle donne, mobilitare azioni e interventi  tenendo conto dell’impatto di genere all’atto della loro pianificazione. La politica dovrebbe farsi carico della fatica della pluralità e quindi lanciare sguardi rigorosi e conoscitivi del territorio come portatore di differenze multiple e farle diventare base del proprio credo politico testimoniando con pratiche coerenti e trasformative che una politica altra è possibile.


E sarà possibile solo se ognuno di noi farà la sua parte.


 


 

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