giovedì 17 ottobre 2013

Operazione Zero: La verità sugli omicidi e gli attentati della SCU dal 1997 al 2010


Operazione Zero: La verità sugli omicidi e gli attentati della SCU dal 1997 al 2010
La redazione

MESAGNE – Le indagini che hanno portato all’ operazione “Zero” erano cominciate nel 2012 e grazie al contributo di nuovi collaboratori di giustizia gli investigatori sono riusciti a fare luce su più di un decennio della storia criminale della “Sacra Corona Unita“. Le accurate investigazioni hanno appurato l’esistenza di una vera e propria “spartizione” della provincia di Brindisi. Ogni zona era sotto l’influenza di uno specifico clan che lo amministrava in modo assoluto. Ogni città e paese del territorio veniva affidato ad un referente dell’organizzazione. In particolare nella provincia di Brindisi erano tre i clan che avevano la massima autorità. Il clan Bucarella-Campana, con a capo la famiglia Bucarella e il boss Francesco Campana, avevano influenza su Brindisi e Tuturano; il clan Bruno capeggiato dalla famiglia Bruno gestiva il paese di Torre Santa Susanna; il clan dei mesagnesi, capeggiato da Antonio Vitale alias “Il Marocchino”, Massimo Pasimensi alias “Piccolo Dente”, Ercole Penna e Daniele Vicientino con il suo quartier generale a Mesagne. La frangia mesagnese, da quello che emerge dalle indagini era talmente potente da potersi permettere di dare il “benestare” a gruppi satellite chiamate “stidde” che potevano agire in autonomia sui territori a loro affidati, sottoposti però ogni mese a versare un tributo alla “mamma”. Si è potuti arrivare alla verità solo grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Ercole Penna, Fabio Panico, Simone Caforio, Tommaso Belfiore, Giuseppe Leo, Cosimo Leo, Cosimo Pagliara, Massimo D’Amico, Cosimo Giovanni Guarini, Danilo Calò e Alessandro Perez. Questi i nomi delle persone che sono state ritenute attendibili dagli inquirenti. I collaboratori hanno dato un aiuto rilevante per fare luce su 4 omicidi e 6 tentati omicidi compiuti tra il 1997 e il 2010.


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Giuseppe LocorotondoIn ordine cronologico il primo caso risolto risale al 1 Gennaio 1997. Dalla sua casa viene prelevato Claudio Facecchia, viene portato con la forza, prima in un bar del centro cittadino e poi da lì in aperta campagna. Qui viene preso e fatto scendere gli scaricano una raffica di mitraglietta tipo Skorpion. Claudio Facecchia se la caverà ma rimarrà gravemente ferito. La vittima aveva pagato un milione di lire, solo una quota che doveva come tributo dei proventi sul contrabbando e i boss non erano rimasti contenti. Per l’accaduto sono stati accusati Massimo Pasimeni, Ercole Penna, Giuseppe Locorotondo e altre due persone decedute nel frattempo. Tra questi Pasimeni era l’unico che non ha partecipato materialmente al tentato omicidio, ma autorizzò l’azione dal carcere.


Arriviamo al 29 Maggio 1998 quando Antonio Molfetta, detto “Toni Cammello”,  originario di Torre Santa Susanna scompare misteriosamente. Molfetta viene portato nelle campagne di Ostuni, prima viene colpito in pieno volto con un corpo contundente e una volta a terra viene sparato in faccia. “Toni Cammello” fu ucciso perché ritenuto informatore delle forze dell’Ordine. Il corpo verrà ritrovato 5 mesi dopo, l’8 Ottobre 1998. Per l’omicidio sono stati accusati Massimo Pasimeni detto “Piccolo Dente”, Ercole Penna, Francesco Argentieri detto “Francescone” e Giovanni Colucci alias “Il Professore”. Tra questi solo Pasimeni non ha compiuto materialmente l’omicidio ma dal carcere diede la sua approvazione.


Carlo CantannaLa notte del 22 Luglio 2001 mentre tornava a casa, a bordo della sua moto, viene ucciso Tommaso Marseglia alias “Masino Gioia”. Masino uscito dal carcere a Febbraio 2001 aveva deciso di tornare ad avere una vita tranquilla. Voleva stare con la sua famiglia, a San Vito dei Normanni, dopo dieci anni di carcere e per questo aveva accettato un lavoro come guardiano presso uno stabilimento balneare in zona “Specchiolla”. Quando esce dal carcere però la frangia mesagnese della Sacra Corona Unita è diventata ancora più potente e ha esteso il suo controllo anche a San Vito con il suo referente Carlo Cantanna. Il boss mesagnese chiama Marseglia e gli dice che “gli amici hanno bisogno di 350 milioni”. Il boss sanvitese non ci sta, ma nonostante tutto cerca di darsi da fare. I rapporti tra i due però non erano molto facili così un giorno al termine di un diverbio verbale, “Masino Gioia” schiaffeggia il mesagnese Carlo Cantanna, umiliandolo anche davanti ai suoi “picciotti”. A questo si aggiunse un altro diverbio molto acceso nel quale Tommaso Marseglia schiaffeggia prima un giovane affiliato a Cantanna, e poi in un confronto seguente, stende con due schiaffi proprio il mesagnese. Questo era troppo, così alle ore 23 e 30 del 22 Luglio 2001, Carlo Cantanna tese il suo agguato sulla provinciale Specchiolla-San Vito. Marseglia viene sparato con diversi colpi di fucile, caricato a pallettoni, prima al torace. Una volta caduto a terra, il boss mesagnese lo finisce mirando alla testa. In seguito il corpo di “Masino Gioia” viene nascosto dietro un muretto di pietra adiacente alla strada, dopo aver ripulito la strada dalle macchie di sangue. Viene ritrovato morto, la mattina dopo in contrada Marangelle semicoperto da un telo da spiaggia. Per l’omicidio è stato accusato Carlo Cantanna.


Francesco CampanaIl 9 Settembre 2001, Antonio D’Amico, fratello del collaboratore di giustizia Massimo D’Amico alias “Uomo Tigre”, era andato a pescare alla diga a Brindisi, aveva portato tutta l’attrezzatura per passare una bella nottata di pesca. Alle sue spalle però si presentano Francesco Campana e Carlo Gagliardi, sono nel loro territorio e così aprono il fuoco per ritorsione contro suo fratello che dal carcere sta “parlando”. Antonio viene raggiunto da diversi colpi di fucile a pallettoni calibro 12, per lui non c’è scampo, verrà colpito sia al torace sia alla testa. Per questo omicidio sono accusati Francesco Campana e Carlo Gagliardi.


Il 31 Maggio 2009 alle porte dell’ “Aranceto“, discoteca alla moda di Rosa Marina (Ostuni), c’è Tobia Parisi che per conto dei mesagnesi gestisce quella zona d’influenza. Quando sotto la porta si presenta l’ostunese Carmelo Vasta, Parisi gli nega l’entrata e allora si alzano i toni. Dalle parole si passa alle mani e dalle mani in modo repentino si passa al piombo. A supporto di Vasta arriva Carmelo Cavallo, ma nonostante tutto l’ostunese viene steso per terra. Così Vasta prende una calibro 7 e 65 “Zastava” e spara tra la folla con l’intento di uccidere. Alla fine colpisce Tobia Parisi ma lo ferisce soltanto. Nella sparatoria incappa anche una turista che si trovava per caso all’entrata del locale. Per questo tentato omicidio sono stati accusati Carmelo Vasta mentre Carmelo Cavallo è indagato perché ha partecipato alla rissa.


Marcello CincinnatoIl 7 Ottobre 2009, a Bar in Montenegro, viene ritrovato il corpo di Nicolai Lippolis. Il 10 Luglio 2001 il fratello Mario, aveva denunciato la scomparsa di Nicolai, dicendo che aveva lasciato casa un giorno del 1998 per sfuggire all’imminente ordinanza d’arresto pendente nei suoi confronti. Da quel giorno non era più tornato ma telefonicamente aveva contattato la madre. Dalla conversazione aveva fatto intendere in qualche modo di trovarsi fuori dall’Italia. Una volta in Montenegro gestisce in prima linea il traffico di stupefacenti della Sacra Corona Unita. Ma la troppa ambizione lo spinge anche a mettersi in proprio e questo gli costa caro. Tommaso Belfiore viene così incaricato di eliminare quel ragazzo troppo intraprendente. Nicolai Lippolis viene giustiziato con un colpo alla scapola sinistra, uno in petto e uno alla testa. Verrà sotterrato e resterà nascosto per almeno cinque o sei anni. Per l’omicidio sono stati accusati Marcello Cincinnato, Giuseppe Leo, Tommaso Belfiore, Antonio Epicoco ed Emanuele Guarini.


VitoStanoIl 20 Gennaio 2010, Francesco Palermo  esce di casa e di fronte lui si ritrova Vito Stano e Francesco Gravina alias “Chicco Pizzaleo” che gli sparano con un fucile a pallini. Palermo viene ferito solo ad un braccio perché riesce a ripararsi dietro un’auto. Il tentato omicidio è stato commissionato da una persona esterna che si è rivolta agli uomini della SCU per togliere di mezzo il Palermo che prepotentemente occupa una casa che non è di sua proprietà. L’obbiettivo era di ucciderlo e per questo erano anche stati pagati con 10.000 euro. Per il tentato omicidio sono accusati Ercole Penna, Vito Stano e Francesco Gravina detto “Chicco Pizzaleo”. Tra questi solo Ercole Penna non partecipa materialmente al fatto, ma dà la sua approvazione all’uccisione.


Il 26 Marzo 2010, viene raggiunto dai colpi Franco Locorotondo mentre è alla guida di un’auto mentre si avvicinava alla sua concessionaria. Si era permesso di avere una relazione con la moglie di alcuni parenti dei Gravina. Questa non è una cosa che passa. Francesco Gravina “Chicco Pizzaleo” e Francesco Gravina “Gabibbo” imbracciano le armi e sparano per l’ “onore” di famiglia. Il tutto era stato autorizzato dal boss Ercole Penna. Locorotondo rimarrà ferito ma se la caverà. Per questo tentato omicidio sono accusati “Chicco Pizzaleo” e “Gabibbo” insieme ad Ercole Penna che approvò l’azione punitiva.


RonzinoDeNittoIl 1 Luglio 2010, è l’ora di pranzo e tutto sembra tranquillo. Suonano alla porta e Vincenzo Greco va ad aprire. Sotto la porta si presentano Francesco Campana e il suo braccio destro Ronzino De Nitto che aprono il fuoco con una calibro 9. Greco viene colpito all’addome e alla spalla ma si salva perché viene creduto morto. Prima che Campana e De Nitto andassero, fu ferito Gianni Caputo che intanto era accorso attirato dagli spari. Le indagini hanno chiarito che quest’omicidio fallito sarebbe dovuto essere una punizione al fratello di Vincenzo, Leonardo Greco che, in carcere,  aveva picchiato Antonio Campana, fratello di Francesco. Per questo fatto sono stati accusati Francesco Campana e Ronzino De Nitto.


Il 13 Agosto 2010, in pieno centro cittadino, Franco Locorotondo spara per uccidere Francesco Gravina alias “Gabibbo” per vendicarsi del tentato omicidio subito nel Marzo dello stesso anno. “Gabibbo” si salva ma rimane ferito nell’agguato. Per quest’azione è stato accusato Franco Locorotondo.


 

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