sabato 19 ottobre 2013

Malati oncologici: eliminare le disparità territoriali nazionali


Malati oncologici: eliminare le disparità territoriali nazionali
Giuseppe Messe

Il Piano oncologico nazionale considera il tumore una patologia grave, che è causa di un terzo di tutti i decessi. Essa è, quindi, una necessità di cura  assoluta. Le strategie sono nel fare formazione e ricerca  facendo coesione di gruppo internazionale, facendo prevenzione, salvaguardando l’ambiente con politiche di bonifiche dell’aria, dell’acqua e del suolo ed in ultimo riducendo le disparità regionali e i costi per le famiglie.


Il ministro Corrado Cini, lo scorso anno, nel cuore dell’inchiesta sull’Ilva di Taranto, ha messo in luce un eccessivo aumento di decessi per tumori nel Salento, in particolare in alcuni comuni del leccese e del brindisino.  Il rapporto Sentieri, valutando la mortalità dei residenti nelle 44 aree industriali più inquinate  d’Italia, mostra la situazione del grande Salento complessa e in grave emergenza.


L’ultimo studio sullo stato dell’ambiente curato dall’Arpa (Agenzia regionale prevenzione e ambiente) evidenzia che, nonostante le norme sulla qualità dell’aria, dell’acqua e del suolo, la Puglia è la regione, che ha maggiori emissioni industriali. Le sostanze più nocive sono le polveri sottili; le quali possono essere trasportate dai venti e rimanere sospese nell’aria per lungo tempo. Il grande saggio Dalai Lama, rimproverando il nostro modo di vivere, diceva: “quello che mi  ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi, perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto”. Proteggendo l’ambiente proteggiamo la nostra salute. Questi sono coesistenti e dipendenti. Occorre avere rispetto per l’ambiente ed appropriarci di una cultura della prevenzione dei rischi, di cui l’aria, l’acqua e il suolo possono essere fonte di pericolo, causato dalle azioni dell’uomo. Controlli e monitoraggi su acqua, aria e suolo sono indispensabili da parte delle Istituzioni territoriali sanità/Igiene/ambiente.


Secondo i biologi di Legambiente, avendo analizzato alcuni campioni di acque litoranee pugliesi, i dati critici non provengono soltanto dal Petrolchimico e dall’Ilva di Taranto, ma anche dalle foci di fiumi e canali che scaricano in mare acque parzialmente depurate.  Questi sono le cause di mortalità, dovute ad emissioni di elementi inquinanti nel suolo, nelle acque e nell’atmosfera, come gas, prodotti chimici, ecc. Questi elementi inquinanti sono anche causa di malattie e sono aumentate, in controtendenza rispetto agli altri paesi dell’Occidente, i decessi per tumore nel Salento. A Brindisi, nel 2006 si sono registrati 884 decessi, cresciuti nel 2007 a 931 per poi raggiungere nel 2008 quota 960 passando cosi con un tasso di mortalità da 21,9% a 23,8% (calcolata su 10 mila residenti) più alto rispetto alla media regionale pugliese che è del 23,2%. È necessario prevenire e agire sui fattori di rischio e sulle cause di malattia, che sono alla base dell’aumento dell’incidenza della malattia. Per la Uil pensionati provinciale di Brindisi l’obiettivo per il prossimo futuro è sconfiggere il tumore con una diagnosi precoce. Fare prevenzione è creare i presupposti per avere più probabilità di guarigione. Ogni medico di famiglia dovrebbe indurre i propri utenti a visite di diagnosi preventive, (a volte è sufficiente una sola goccia di sangue per diagnosticare delle malattie tumorali oppure fare una tac spirale per la diagnosi). Dare una consulenza attenta e affrontare il disagio psicologico dei pazienti oncologici, è umanizzare le cure in corsia ed è ridurre lo stato d’ansia e la depressione dell’ammalato e della sua famiglia mediante l’aiuto di una équipe composta dall’oncologo, psicologo e genetista. Avviare un progetto Lea (livelli essenziali di assistenza), organizzato dall’Asl, per la lotta contro i tumori ereditari è prioritario. Queste sono delle persone sane, che hanno purtroppo un maggior rischio di ammalarsi per il fattore ereditario. L’avvio del progetto potrebbe essere a scopo di sorveglianza clinica, trovando in un ambulatorio sereno un sostegno psicologico e di controllo evitando l’ambiente ospedaliero.


La cura psicologica va insieme a quella fisica. L’ammalato, che vede pian pianino svanire il sogno di veder crescere e/o realizzare i propri figli, specie se sono piccoli, costruirà un percorso che l’aiuterà al trapasso.  In questo status si richiede uno sforzo sul piano umano  non solo per i parenti, ma anche per i medici che, effettivamente ci mettono tutta la loro esperienza, saggezza e competenza per sconfiggere la malattia e in questi ultimi anni molto è stato fatto sia a livello territoriale sia in quello internazionale se si vive più a lungo rispetto a qualche anno fa. La cura è nella medicina nucleare e la Puglia ha centri di ricerca con medici ricercatori d’avanguardia, conosciuti in tutto il mondo.  L’altro aiuto è nella prevenzione e, nel caso che si sospetti una familiarità per tumore, è importante rivolgersi a un centro esperto e non sentirsi “condannati”. Per le persone dai 25 anni ai 35, le linee guida nazionali ed internazionali suggeriscono ecografia, risonanza magnetica nucleare (con e senza contrasto) e visita clinica annuali. Esse sono  persone sane, che non si devono sentire ammalate. La prevenzione induce ad essere  in assenza di una sintomatologia precisa, e l’utenza non deve frequentare i presidi sanitari.


Occorre, però, fare un passo in avanti, eliminando le evidenti disparità territoriali nazionali,(che hanno gratificato in particolar modo la Lombardia) e rendendo disponibili  la dispensazione gratuita nel territorio di tutti i farmaci non solo specifici antitumorali autorizzati dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco). Al Perrino di Brindisi il lavoro per i medici e infermieri del reparto di oncologia non manca, anzi direi, purtroppo, che è assiduo e continuo a causa dei numerosi malati per tumore. La necessità è in una logistica migliore, magari spostando la camera mortuaria più distante dai reparti legati oncologici in modo che i malati non siano costretti a costeggiarla; potrebbe essere un segno di rispetto per gli ammalati e i familiari. La seconda, invece,  è più specifica e riguarda la formazione di un’équipe di ricercatori, formata da farmacisti, biologi e medici specialisti esperti in medicina oncologica sperimentale.


A San Camillo De Lellis  di Mesagne credo che si voglia realizzare all’interno dell’ospedale mesagnese, il primo Hospice territoriale per malati oncologici. È un progetto ambizioso che potrebbe dare sollievo ai malati e alle loro famiglie se sarà gratuito a 360 gradi e avrà nel reparto servizi di terapia, oncologia e di psicologia.  Gestire un malato oncologico terminale implica responsabilità diverse rispetto a quelle necessarie per accudire un paziente normale. Si richiede di mettere il personale nella condizione di lavorare al meglio. La formazione chiede conoscenze sui temi come le cure palliative, assistenza e interventi che vanno dalle pratiche di mobilitazione del malato al controllo dei sistemi infusione, evitando l’assistenza a domicilio del “fai da te” per questi malati nella fase finale e più critica della malattia. Tutto questo, forse non esisterebbe, se prevenissimo il male e avessimo più cura per noi stessi. È necessario fermarsi un attimo, prendere coscienza e pensare a nuovi progetti per il Bene Comune. Brindisi e tutto il Salento, avviando progetti formativi, potrebbe essere una città moderna anche in sanità con confort paradisiaci. Il Segretario Provinciale UILP Tindaro Giunta

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