martedì 17 dicembre 2013



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Michael, Jimmy, Scott e TJ erano pronti per la loro prima seduta spiritica.


Si erano riuniti a casa di Jimmy perché i suoi genitori erano partiti per passare un week end a Los Angeles. Ora finalmente potevano tirar fuori la tavoletta ouija e invocare il loro demone preferito, quello che avevano visto nel film di Denzel Washington: Azazel; l’impudente Signore oscuro. Apposero le mani tremanti sulla superficie calda dello strano strumento e si concentrarono. Cercarono di tenere gli occhi chiusi ma non ci riuscirono subito. Qualche minuto di respirazione. Un pò di training autogeno (era stata la madre di Scott ad insegnare un termine assolutamente fondamentale da inserire nel bagaglio culturale di un adolescente).


I ragazzi cercarono di stabilire un contatto con l’entità.


-Grande Azazel… ti invochiamo e ti chiediamo di parlare con noi. Da quelle parole traspariva tutta l’ingenuità di ragazzi troppo sudditi della Dea televisione.


Ammaliati e frastornati dai Vangeli Dell’”Antico Palinsesto”, quei giovani si lasciavano, giorno dopo giorno, ingozzare dalla obbrobriosa spazzatura prodotta dal nume catodico… ormai ex catodico.


Ci fu solo silenzio. Poi, improvvisamente, un rumore infranse l’aria rigida riscaldata lievemente da una candela piegata su se stessa, la quale sembrava sopportare il peso dell’oscurità che, greve, aleggiava nella camera.


La porta sbattè senza che nessuno la toccasse.


I quattro adolescenti cominciarono ad avere paura ma qualcosa di malsano, annidato nelle teste straripanti di futili pensieri, li spinse a continuare nei loro bacati intenti. Michael voleva essere il più popolare della scuola. Jimmy voleva fidanzarsi con Patty la biondina della seconda F. Scott voleva entrare nella squadra di basket e TJ… TJ non voleva niente; si era trovato in quella situazione solo per seguire i suoi amici e per non essere etichettato come fifone. Ad un tratto l’aria divenne gelida. Le mani degli improvvisati medium rimasero come incollate alla tavoletta. Il bicchiere usato come vettore iniziò a muoversi freneticamente. Una trottola di vetro senza controllo. Danzava il suo ballo macabro sfiorando con leggerezza le lettere distese sul piano di cartone. Si mosse sulla lettera A, poi veloce sulla Z, di nuovo sulla A, un giro veloce per ritornare sulla Z, sulla E, e per finire sulla L.


Azazel.


La prima parola ad essere composta dal bicchiere fu proprio Azazel.


Il cuore dei giovani smise di battere.


Non potevano in alcun modo ritrarsi da quell’aggeggio infernale. Un potere oscuro li bloccava. Paura e curiosità iniziarono a graffiare sensualmente le fantasie più recondite dei ragazzini.


Il bicchiere continuò a sfrecciare sui simboli esoterici impressi sul piano magico.


Il demone era ormai giunto all’interno della camera. I ragazzi non si voltarono per guardarlo. Sembrava che l’entità fosse invisibile. Attraverso il movimento del bicchiere fece sapere loro che dovevano chiamarlo per nome, di invocare il suo nome. A turno. Uno per volta.


Solo in quel modo avrebbe potuto esaudire ogni desiderio immaginabile. E inimmaginabile.


Iniziò Michael: Azazel. I denti del ragazzo battevano come se la nuca gli fosse stata trafitta da una lama di ghiaccio; paura ed eccitazione gli scorrevano, fondendosi l’una nell’altra, nelle vene pulsanti e calde.


Lo stesso fecero Scott e Jimmy. Anche loro furono colti da un’inspiegabile e quasi ebete e malsana euforia.


Arrivò il turno di TJ.


Il ragazzo restò in silenzio. Con aria meditabonda, inspirava ed espirava aria putrida.


Gli amici iniziarono a lanciare sguardi torvi. Sembrava che i tre fossero lì, pronti a sbranare una preda. Sguardi provenienti dagli occhi neri come l’oscura notte a trafiggere il muto compagno.


I loro corpi s’irrigidirono. Come tre piccole sfingi umane, i ragazzi rimasero immobili. In attesa. Una rabbia atavica aveva modificato le loro espressioni.


-Avanti… cosa aspetti? Disse Scott leccandosi le labbra. La lingua strisciava viscida da un’estremità all’altra della bocca digrignata. Continuamente.


TJ non voleva farlo. Sapeva, dentro di sè, che c’era qualcosa di sbagliato in quella situazione.


-Forza brutto idiota. Le mani dei tre ragazzi si staccarono dalla tavola ouija e fulminee si mossero nella bieca semioscurità per colpire il corpo dell’amico.


Fu in quei concitati attimi che TJ capì di non avere altra scelta: urlò, così, il nome del demone.


Azazeeeeeeeeeeeeeeel!


Improvvisamente, una forza enorme esplose dall’ angolo più buio della cameretta gelida.


I tre ossessi furono catapultati in aria. Volarono via librandosi come palle da tennis dotate di membra. I loro corpi furono sbattuti sul soffitto della camera e caddero pesanti sull’amaro pavimento.


Solo TJ non fu colpito dall’improvvisa esplosione di energia. Rimase seduto a fissarsi le mani abbandonate sul grembo; lo sguardo fisso nel nulla, il capo morto sul collo e le spalle che si muovevano, come singhiozzanti, mentre una risata terribile riecheggiava nella casa spenta. Silenziosa.


-Stronzetti, il vostro amico è stato l’ultimo a chiamare il mio nome. Il suo corpo ora mi appartiene… solo questo lo terrà in vita… per quanto riguarda voi… ah ah ah.


Preparatevi ad esaudire i vostri desideri. Non era ciò che volevate? Lo volete ancora no?


La voce possente e metallica, come il suono di un urlo arrivato dallo stomaco di una caverna famelica, giungeva dall’interno del corpo di TJ. La bocca del ragazzo si muoveva lentamente bagnata da una bava giallastra dall’odore nauseabondo.


La lingua arrancava come se non riuscisse a seguire le parole pronunciate dal terribile Azazel.


Come spinto da una molla invisibile, il ragazzo si mise in piedi.


-Siete, dunque, pronti? Ruggì il piccolo posseduto. Ogni singolo lineamento del viso gli si era distorto. Il volto di TJ era ora irriconoscibile. Spaventoso. Rise ancora. Fragorosamente.


I tre ragazzi scomparvero nel nulla portato da quella risata folle.


Nessuno li vide mai più. Non in quel mondo.


Il demone li aveva spediti a refrigerare le proprie anime tra le fresche, e di zolfo profumate, fiamme dell’inferno.


I lamenti e le imprecazioni a scandire, come nenie infinite, sataniche, le loro giornate senza fine.


Senza tempo.


Nella casa rimase solo il corpo di TJ. L’ultimo che chiamò Azazel.


Era vivo ma non era più lo stesso ragazzo di un tempo.


Non lo fu mai più.


 

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